Perché Facebook cambia nome e il senso che ha.
Intanto dire che Facebook Cambia nome è sbagliato.
Non è Facebook, il social network, che cambia nome, ma la società che lo gestisce (insieme a Instagram, whatsapp, etc), che non si chiamerà più Facebook (come il social network, appunto) ma Meta così come la società che gestisce Google si chiama Alphabet.
Perché Facebook cambia nome, quindi? La risposta di Zuckerberg è che Facebook cambia nome per “…riflettere chi siamo e cosa speriamo di costruire… continuare a sviluppare le nostre app di social media sarà sempre un obiettivo importante per noi. Ma in questo momento, il nostro marchio è così strettamente legato a un prodotto che non può rappresentare tutto ciò che stiamo facendo oggi, figuriamoci in futuro. “
Molto bene, così è come la racconta lui ma è chiaro fatto a tutti che in realtà si tratta di una comune tattica di crisis management utilizzata già da altre aziende come Nissan, Philip Morris per distogliere l’attenzione dalla pubblicità negativa ricevuta da una azienda che sta affrontando una situazione di crisi, attraverso il rebranding o la creazione di una nuova identità pura e vergine.
CAMBIARE IL NOME DEL BRAND SERVE A RICOSTRUIRE LA VERGINITA’ AZIENDALE?
Chiaramente no.



O almeno il cambiamento di nome, da solo, non avrà alcuna influenza sulle situazioni di crisi che Facebook sta affrontando, tra interrogazioni del senato americani, accuse da parte di ex dipendenti di sfruttare economicamente il disagio provocato da Instagram nei giovani, e la cattiva reputazione presso l’opinione pubblica come azienda cattiva che manipola la nostra mente per tenerci lì assoggettati e poi vendere i nostri dati a caro prezzo.
La percezione di Facebook che noi abbiamo è molto forte, chiara e radicata.
Non è che se da domani Fabrizio Corona, Matteo Salvini o Putin si cambiano nome in Arturo Bandini tutti noi magicamente ci dimentichiamo chi sono e iniziamo a crederli i ragazzi dalla faccia pulita della porta accanto…
E’ vero, certo, che le parole diventano suoni che poi evocano pensieri e sensazioni nella nostra testa o più precisamente nel nostro cervello rettile, preposto a capire se qualcosa rappresenta per noi una minaccia o no.
Così a botta se ti dico “Hitler” o “San Francesco” la tua mente richiama immediatamente e si ancora a sentimenti, idee, preconcetti culturali e fattori ideologici differenti in modo automatico.
Ma è vero anche che poi ogni parola viene processata dalla parte logica della neo corteccia e ce lo ricordiamo immediatamente che Meta è sempre Facebook.
…e poi chi cavolo è che adesso si riferisce a Google come Alphabet?!
COSA DEVE FARE ZUCKERBERG
Senza un cambio di rotta nella gestione Facebook sarà ancora il buon vecchio famigerato Facebook e ogni settimana continueremo a leggere dell’ennesimo scandalo o manovra losca che Zuckerberg & Co. hanno cercato di coprire.
Se intende davvero fare tabula rasa della Zuckerberg ha un sacco di lavoro da fare per ricostruire la fiducia nelle persone e dimostrare che può davvero proteggere la privacy di tutti quanti, non solo di pochi individui selezionati.
Dovranno fare dei passi tangibili per riaffermare la promessa del brand. Dimostrare per davvero trasparenza e responsabilità. Ma con azioni concrete, cose che avvengono nel mondo reale e che noi possiamo vedere e verificare.
Altrimenti il cambio di nome vale meno che nascondere la polvere sotto il tappeto.
Una cosa intelligente che potrebbero fare è sostituire alcuni dei dirigenti chiave, darne notizia pubblicamente (perché fare le cose senza dirlo non è gestione di crisi) e incaricare spontaneamente agenzie esterne e indipendenti di supervisionare questi loro cambiamenti.
Questo servirebbe a dimostrare che vogliono davvero migliorare la loro immagine e ciò che realmente rappresentano nel panorama delle multinazionali.
In origine “Facebook”, la società, ha cercato di associare l’idea dei social network che gestisce alle persone e all’umanità e al bisogno di collaborare, condividere e connettersi.
Un rebranding che parte dal nome è un buon primo passo, quindi, per ammettere pubblicamente che ci sono aspetti negativi legati al vecchio brand, e che da oggi in poi chiudiamo col passato e ripartiamo.
Ma poi, dopo le trombe che annunciano la nuova identità devono seguire con maggior forza anche quelle che raccontano cosa si sta cambiando aziendàlmènte per prendere le distanze dal passato o anche per riaffermare la missione e i proponimenti corretti che l’azienda si era data all’inizio ma che poi ha perduto per strada.
“A NAME IS JUST A NAME”: UN CAMBIO DI NOME NON CAMBIA UN MARCHIO.
Cambiare il nome dell’azienda o il suo logo, da soli, non possono nascondere o cancellare il passato con un bel lifting o con una mano di vernice bianca.
Se la percezione comune è che si stia utilizzando questa manovra per far dimenticare le sporcature del passato cercando di distrarre l’attenzione di tutti con un nuovo scintillante brand name impreziosito da un lettering l’effetto che si ottiene è esattamente l’opposto, e il cambio di nome della società serve solo a puntare ancora di più i riflettori su tutte le magagne esistenti.
Se stai pensando di adottare la stessa soluzione per dare una bella lavata alla brutta reputazione della tua azienda prima scrivimi a filippo@comunicazionecrisi.it e studiamo bene come farlo senza peggiorare le cose.